Complementi in latinoI complementi in latino sono espressi mediante i 6 casi (nominativo, genitivo, dativo, accusativo, vocativo e ablativo) e l'uso, in alcuni casi, di preposizioni con l'accusativo e l'ablativo. Tabella riassuntiva
I complementi direttiI complementi diretti sono quei complementi che si legano direttamente al verbo. Essi sono essenzialmente il soggetto, chi compie l'azione espressa dal verbo, e il complemento oggetto, chi riceve l'azione espressa dal verbo (quando il verbo è predicativo). Il soggettoIl soggetto della frase è chi compie l'azione espressa dal verbo, oppure colui/ciò di cui si predica un modo di essere; viene espresso in caso nominativo. Il soggetto in latino può essere omesso se esso è deducibile dal contesto, data la ricca coniugazione dei verbi. Vediamo un esempio, con il soggetto in grassetto.
L'eccezione alla regola sta nelle proposizioni infinitive, dove il soggetto, che salvo rari casi deve sempre essere espresso, va in accusativo, e lo stesso vale per gli elementi ad esso correlati, come la parte nominale, il predicativo o eventuali attributi e apposizione. Questa eccezione non vale però per il verbo videor (sembrare), che vuole l'infinito con il nominativo di parti nominali e predicativi del soggetto (il soggetto dell'infinito di solito non è espresso).
Il soggetto Ego può non essere espresso perché il verbo puto ci dice chiaramente che il soggetto è la prima persona singolare.
Il complemento oggettoIl complemento oggetto è chi subisce direttamente l'azione espressa da un verbo attivo; viene espresso in accusativo.
Se nelle frasi infinitive, che vogliono, come abbiamo visto, il soggetto in accusativo, è presente un complemento oggetto, è preferibile volgere la frase al passivo qualora si possa ingenerare confusione tra gli accusativi del soggetto e dell'oggetto, e se la frase è attiva è meglio porre prima il soggetto e poi l'oggetto, in conformità con la tendenza SOV della lingua latina.
Complemento predicativo del soggetto e nome del predicatoIl nome del predicato e il complemento predicativo del soggetto, in latino, si rendono con il caso nominativo. Questa costruzione è chiamata doppio nominativo.
Claudia è il soggetto, puella la parte nominale.
Marcus è il soggetto, consul il suo predicativo. Complemento predicativo dell'oggettoIl complemento predicativo dell'oggetto, in latino, si rende con il caso accusativo. Questa costruzione è chiamata doppio accusativo.
Aemilium è il complemento oggetto, consulem il suo predicativo. Il complemento di vocazioneIl complemento di vocazione esprime l'invocazione a qualcosa o qualcuno, di solito espressa in un inciso. Il suo caso è appunto il vocativo, che può essere preceduto da o oppure oh.
Si noti che il complemento di vocazione è staccato dal resto della frase, non ha legami grammaticali con essa. Anche per questo tante volte il vocativo non è nemmeno considerato un vero e proprio caso. I pronomi (tranne i pronomi personali di 2ª persona singolare e plurale) non hanno vocativo e perciò non possono assumere la funzione di complemento di vocazione.[2] I complementi indirettiIl complemento di specificazioneIl complemento di specificazione esprime un possesso o una precisazione riguardo al nome a cui di riferisce; va espresso in genitivo.
Con i pronomi personali di prima e seconda persona possono essere usati sia i genitivi (mei, nostri, tui, vestri) sia gli aggettivi possessivi correlati (meus, -a, -um; tuus, -a, -um; nostrer, -tra, -trum; vester (voster), -tra, -trum). Per la terza persona si usa l'aggettivo possessivo (suus, -a, -um) se la specificazione è riferita al soggetto, il genitivo (eius, eorum, earum) altrimenti. Quando si vuole indicare il dovere di qualcuno, si usa il genitivo della persona senza altri elementi.
Il genitivo di pertinenza o convenienza indica la persona o la cosa cui conviene, si addice fare qualcosa.
Se in unione con il sostantivo vi fosse un possessivo, questo si pone al neutro.
Il pronome dimostrativo neutro (illud, quello; hoc, questo) seguito dal genitivo di specificazione con un nome proprio significa "quel famoso detto di...".
Il complemento di specificazione epesegetico o genitivo epesegetico è un sostantivo specifico aggiunto ad uno generico per fornire una determinazione particolare.
Il complemento partitivoIl complemento partitivo indica il tutto di cui viene considerata solo una parte. Si esprime con il genitivo o con e, ex e l'ablativo o con inter/apud e l'accusativo. Questo complemento si trova sempre dopo i superlativi relativi.
Più precisamente il complemento partitivo si trova con i sostantivi di quantità (copia, multitudo, numerus, pars, ecc.), con i numerali e con i pronomi.[3]
Il complemento di denominazioneMentre in italiano il complemento di denominazione è un vero e proprio complemento, in latino esso appare come una semplice apposizione al nome a cui si riferisce e si traduce ponendolo al caso del nome a cui è riferito.
Il complemento di termineIl complemento di termine, che esprime ciò a cui è destinata o a cui si rivolge l'azione, va in dativo.
In latino esiste il dativo di possesso con il verbo sum. Indica un possesso da parte di qualcuno ed è un costrutto inesistente nella lingua italiana che invece utilizza il verbo avere.
Quando si indica l'effetto a cui giunge l'azione espressa dal predicato si ha un dativo di effetto. Ciò avviene con espressioni quali saluti esse (essere di salvezza), auxilio esse (essere di aiuto), ludibrio esse (essere oggetto di scherno) ecc. Il complemento di termine può essere anche un dativo etico quando indica la persona che è moralmente interessata all'azione espressa dal verbo.
Si ha il dativo di interesse (dativus commŏdi o incommŏdi) quando si vuole indicare la persona o la cosa a vantaggio o a svantaggio della quale si compie una data azione, e risponde alla domanda: per chi? (= a vantaggio di chi?).
Il complemento di mezzo o strumentoIl complemento di mezzo esprime lo strumento, il mezzo attraverso cui viene compiuta l'azione; ha due forme. Se si riferisce a oggetti inanimati, va in ablativo semplice, cioè senza preposizioni, residuo questo del caso indoeuropeo chiamato strumentale.
Se si riferisce ad una persona o a un animale, si usa il costrutto per + accusativo.
Reggono l'ablativo strumentale i seguenti verbi deponenti: utor (mi servo, uso), fruor (fruisco di), fungor (eseguo, adempio), potior (mi impadronisco) e vescor (mi nutro di). Il verbo potior regge il genitivo nell'espressione potiri rerum (impadronirsi del potere).
Alcune locuzioni particolari richiedono l'ablativo strumentale: accipĕre hospitio (accogliere in ospitalità); afficĕre poena; laude ecc. (castigare, lodare, ecc.); canĕre fidibus, tibiis (suonare la cetra, il flauto); ire pedibus (andare a piedi)[4]; lacessĕre proelio (provocare a battaglia); ludĕre pilā, aleā (giocare a palla, ai dadi, ecc.); tenēre castris (trattenere nell'accampamento); tenēre memoriā (ritenere a memoria); vehi curru, equo (viaggiare in carrozza, a cavallo); lapidĭbus, sanguine pluĕre (piovere pietre, sangue); sudore manare (grondare di sudore); tecto accipĕre, invitare (accogliere, invitare a casa); silvis, castris se tenēre, occultare, abdĕre (tenersi, nascondersi, occultarsi nelle selve, nell'accampamento). L'espressione impersonale opus est (bisogna, occorre) regge l'ablativo strumentale della cosa di cui si ha bisogno e il dativo della persona che ha bisogno. La costruzione impersonale è obbligatoria quando al proposizione è negativa o interrogativa retorica. Quando opus est è seguita da un verbo, questo va all'infinito (Esempio: Proficisci opus est = bisogna partire).[5]
Il complemento di modo o manieraIl complemento di modo esprime la maniera con cui è compiuta l'azione. Per esso va usato il costrutto cum + ablativo. Se però è presente un aggettivo, o esso si pone prima del cum oppure quest'ultimo viene omesso lasciando il complemento in ablativo semplice.
Il complemento di modo può essere sostituito da un avverbio di modo.
L'ablativo semplice è usato sempre con i sostantivi che già di per sé indicano "modo", perciò abbiamo le seguenti espressioni: ratione (sistematicamente); modo et ratione (con misura e ragione); more maiorum (secondo l'usanza degli avi); pecudum ritu (a guisa delle bestie), ecc. L'ablativo semplice è usato anche con i sostantivi utilizzati in senso avverbiale: iure o iure meritoque (giustamente); iniuriā (a torto); vi (con prepotenza), consilio (di proposito), immerito (immeritatamente); silentio (in silenzio); ordine (con ordine); ratione et viā (con rigore di metodo); vitio (illegalmente), ecc. Esprimono un complemento di modo anche locuzioni quali per vim (per forza); per fraudem, per dolum (con frode); per iocum (per scherzo); per speciem (sotto l'apparenza); mirum in modum (in modo meraviglioso); ad hunc modum (a questo modo), ecc. I complementi di compagnia e unioneIl complemento di compagnia è usato con le persone e gli animali, quello di unione con ciò che è inanimato. In ambedue i casi il costrutto usato è cum + ablativo; possono essere usate le locuzioni prepositive simul cum e una cum, cioè insieme con.
Con i pronomi di persona, il cum diventa un'enclitica che si attacca all'ablativo. Un residuo di questa forma è rimasto in italiano nelle parole meco, teco e seco.
Se si vuole esprimere una non compagnia o una non unione si usa, al posto di cum, sine (senza).[6]
I complementi di argomentoIl complemento di argomento è utilizzato quando si vuole indicare l'oggetto di cui si parla o si scrive e in italiano risponde alle domande: di quale argomento? intorno a quale argomento? In latino il complemento di argomento si trova espresso con de + ablativo.
Inoltre il complemento di argomento viene utilizzato per definire i titoli delle opere letterarie, dato che il titolo ha la funzione di specificare l'argomento del testo. In latino il titolo è formulato con l'ablativo di argomento e/o il nominativo.
I complementi di agente e causa efficienteIl complemento di agente e quello di causa efficiente sono usati nelle frasi passive e rappresentano quello che sarebbe il soggetto se la frase fosse attiva (mentre il soggetto in quella passiva è l'oggetto di quella attiva). Il complemento d'agente è usato con persone e animali e usa il costrutto a/ab (o abs) + ablativo (a è usato con parole inizianti per consonante, ab e abs con quelle che cominciano per vocale).
Il complemento di causa efficiente è usato invece per ciò che è inanimato e va in ablativo semplice.
Alcuni sostantivi di cose inanimate, quali natura, fortuna, voluptas, terra, lex, Amor (inteso come divinità), quando sono complementi di agente si trovano spesso con a, ab e l'ablativo in quanto sono sentiti come personificati.
Il complemento di limitazioneIl complemento di limitazione serve ad indicare entro quali limiti o sotto quale aspetto si deve intendere un'affermazione, e si traduce con l'ablativo.
Ha valore di limitazione l'ablativo natu, di età, unito agli aggettivi grandis, maior, maximus, ecc.
Hanno valore di complemento di limitazione le seguenti espressioni: eo consilio, meo iudicio, mea sententiā, a mio parere; nomine (di nome); re (di fatto); specie (in apparenza); meo arbitratu (a piacer mio), ecc. Vogliono pure l'ablativo di limitazione gli aggettivi dignus, degno, e indignus, indegno (se questi aggettivi sono invece seguiti da una proposizione, questa si svolge in proposizione relativa espressa da qui, quae, quod e il congiuntivo del verbo).
Il complemento di causaIl complemento di causa esprime il motivo dell'azione; in latino può essere espresso in vari modi a seconda delle circostanze. Causa internaQuando la causa proviene direttamente dal soggetto, si dice che è una causa interna e per essa si usa l'ablativo semplice.
Causa esternaQuando la causa non proviene dal soggetto, è detta causa esterna e in questo caso si usa il costrutto ob/propter + accusativo.
Causa impedienteQuando la causa impedisce di compiere un'azione è detta causa impediente e per essa va usato il costrutto prae + ablativo. La causa impediente si trova in frasi negative.
Causa finaleQuando la causa dell'azione corrisponde al suo scopo, è detta causa finale e per essa si usa il genitivo seguito da causā o gratiā (che erano in origine ablativi).
Causa in senso d'origineQuando la causa è intesa come l'origine di qualcosa, essa diventa un complemento di origine o di provenienza e perciò va espresso con a/ab, e/ex, de + ablativo. Vedere I complementi d'origine e d'allontanamento. OsservazioneSono da ricordare alcuni ablativi di causa: iussu (per comando); iniussu (senza l'ordine), impulsu (per impulso); hortatu (per esortazione); rogatu (per richiesta), ecc. Il complemento di fineIl complemento di fine indica lo scopo per cui si compie l'azione. In latino può essere reso in tre modi. Il primo modo usa il costrutto ad /in + accusativo.
Il secondo è l'uso della causa finale già vista, cioè del genitivo seguito da causa o gratia, e in questo caso ha appunto una sfumatura causale.
Infine, è possibile usare il dativo, che viene detto dativo di fine. Il complemento di materiaIl complemento di materia indica la materia, la sostanza di cui è fatto un oggetto, una cosa. In latino si può rendere in due modi. Il primo modo usa il costrutto e, ex seguito dal caso ablativo.
Il secondo modo usa l'aggettivo corrispondente al sostantivo.
Il complemento di estensioneIl complemento di estensione indica quanto lunga, larga, alta è una cosa. Si costruisce con l'accusativo semplice o con le espressioni patēre in longitudinem (= longus) o patēre in latitudinem (= latus).
Il complemento di etàIl complemento di età esprime l'età di una persona, di un animale o di una cosa. Si costruisce con l'accusativo plurale (con numerale cardinale) seguito dal participio natus.
Si costruisce con l'accusativo singolare (con numerale ordinale aumentato di un'unità), seguito dal participio agens
Si costruisce con il genitivo, preceduto dai sostantivi puer, puella, adulescens, vir, mulier, senex, ecc.
Il complemento di qualitàIl complemento di qualità indica le doti di una persona, un animale o una cosa. Si costruisce, sempre accompagnato da un aggettivo, con il genitivo o l'ablativo semplice quando indica qualità morali.
Si costruisce con l'ablativo semplice quando indica qualità fisiche.
I complementi di luogoIl complemento di luogo indica lo spazio dell'azione, e come per l'italiano si divide in quattro tipi. Lo stato in luogoIl complemento di stato in luogo indica il luogo, reale o figurato, dove si svolge l'azione, rispondendo cioè alla domanda Ubi?. Si esprime con in + ablativo.
Con i nomi di città e di isola contenente una sola città o molto piccola, rimangono le tracce del caso indoeuropeo chiamato locativo. Se sono nomi singolari di prima e seconda declinazione, vanno in genitivo; se invece sono pluralia tantum o appartengono alla terza declinazione vanno in ablativo semplice. Inoltre, domus (la casa) ha locativo domi, mentre rus (-ruris, n., la campagna) fa ruri ed analogamente humus (la terra) fa humi. Da ricordare anche le espressioni domi bellique e domi militiaeque che significano "in pace e in guerra".
Il moto a luogoIl complemento di moto a luogo indica verso dove si svolge l'azione, rispondendo cioè alla domanda Quo?. Va espresso con l'accusativo preceduto da in se si indica un'entrata, da ad se si indica un avvicinamento.
Con i nomi di città, villaggio e piccola isola il moto a luogo va in accusativo semplice, così come per domus e rus.
Il moto da luogoIl complemento di moto da luogo indica da dove si svolge l'azione, rispondendo cioè alla domanda Unde?. Si esprime con l'ablativo preceduto da a/ab se c'è un allontanamento, e/ex se c'è un'uscita, de se il moto avviene dall'alto verso il basso (a ed e si usano con parole che iniziano per consonante, ab ed ex con quelle per vocale).
Con nomi di città, villaggio e piccola isola, oltre che con domus e rus, il moto da luogo va in ablativo semplice.
Il moto per luogoIl complemento di moto per luogo indica per dove si svolge l'azione, rispondendo cioè alla domanda Qua?. Si esprime con per + accusativo, anche con i nomi di città e piccola isola, e con domus e rus. Questo costrutto è di solito usato anche per il moto in luogo circoscritto.
Con nomi che indicano un passaggio obbligato, come quelli di una via, di una strada, di una porta, un ponte, un senitiero il moto per luogo va in ablativo semplice.
OsservazioniSe il complemento di luogo è accompagnato da un appellativo e questo è solo, tanto il nome proprio quanto l'appellativo, che gli fa da apposizione, seguono la regola generale.
Se con l'appellativo vi è un aggettivo, si formano due complementi: l'uno, che precede, è del nome proprio di città, villaggio, isola piccola, per il quale si applica la regola che gli è propria; l'altro, formato dall'appellativo e dall'aggettivo, segue la regola dei nomi comuni.
Anche il sostantivo rus, se accompagnato, segue la regola generale: in....rure (stato in luogo); in....rus (moto a luogo), e....rure (moto da luogo). I complementi d'origine e allontanamentoIl complemento d'origine indica l'origine di qualcosa, mentre quello d'allontanamento l'allontanarsi da qualcosa. Vengono resi allo stesso modo del moto da luogo, cioè con a/ab, e/ex, de + ablativo.
I complementi di tempoIl complemento di tempo esprime il tempo dell'azione, e si distingue in determinato e continuato. Il tempo determinatoEsprime il momento dell'azione, e si rende con l'ablativo semplice.
Nel latino ecclesiastico il tempo determinato è generalmente reso con in e l'ablativo.
Il tempo continuatoIndica che l'azione ha una certa durata. Si esprime con l'accusativo semplice o preceduto dalla preposizione per.
Altre espressioni di tempo"Quanto tempo fa?". Si traduce con abhinc e l'accusativo.
"Fra quanto tempo?". Si traduce con post o ad e l'accusativo.
"Ogni quanto tempo?". Si traduce con l'ablativo semplice singolare: si esprime col pronome quisque, ogni, (ablativo quoque, quaque), posposto al numerale ordinale aumentato di un'unità.
"Per quando?". Si traduce con in o, più raramente, con ad e l'accusativo. Incontriamo quindi le seguenti espressioni: in crastinum diem (per domani); in annum (per l'anno seguente); ad diem dictam (per il giorno fissato); in multam noctem (fino a tarda notte); in posterum diem (per il giorno seguente), ecc. Nel Calendario romano si usavano gli avverbi pridie e postridie seguiti dall'accusativo per indicare rispettivamente il giorno precedente e quello seguente le date fisse: Kalendae (Calende), Nonae (None), Idus (Idi).
Il complemento di paragoneNelle comparazioni il secondo termine di paragone - il complemento di paragone- può essere indifferentemente espresso con quam e il caso del primo termine o con l'ablativo:
È d'obbligo la costruzione con quam: Quando si paragonano due verbi
Quando il primo termine si trova in caso obliquo, cioè genitivo, dativo e ablativo
Si usa l'ablativo nei seguenti casi: Sempre quando rappresentato da un pronome relativo
Di preferenza in frasi negative o di senso negativo (interrogative retoriche)
In certe espressioni di significato generico: opinione, spe celerius [più presto di quanto si poteva credere o sperare]; plus aequo, plus solito, ecc. [più del giusto, più del solito, ecc.]; exspectatione maior o minor [maggiore o minore di quanto ci si poteva aspettare]; ecc. Il complemento di colpaIl complemento di colpa indica la colpa di cui uno è accusato.
Esempio: Miltiades proditionis accusatus est [Milziade fu accusato di tradimento])
Il complemento di penaIl complemento di pena è retto da verbi che denotano la "pena" come damnare, condemnare, multare (condannare), absolvere e liberare (assolvere). Se la pena è generica si usa il genitivo.
Se la pena è determinata si usa l'ablativo
Sono da ricordare le seguenti espressioni: damnare capite o capitis (condannare a morte); damnare ad metalla (condannare ai lavori forzati nelle miniere; damnatio ad metalla); damnare ad bestias (condannare ad essere sbranato dalle fiere; damnatio ad bestias). Il complemento di stimaIl complemento di stima si ha con i verbi che denotano stima, per lo più morale, oppure valore commerciale, come aestimare, facěre, putare, habēre, ducěre, stimare, come pure stare o esse nel senso di "valere". Si usa il genitivo quando il grado di stima è espresso in forma indeterminata: tanti (tanto); quanti (quanto); tantidem (altrettanto); nihili (niente), minimi (pochissimo); plurimi (moltissimo); pluris (più); minoris (meno); magni (molto; errato: multi); parvi (poco; errato: pauci). In latino il grado di stima deve essere sempre espresso.
Si usa l'ablativo quando la stima è determinata.
Il complemento di prezzoIl complemento di prezzo indica il prezzo di una cosa e si ha con verbi di significato commerciale quali: vendĕre (vendere); venire (da veneo = essere venduto); stare o constare (costare); habitare (pagare di pigione); conducĕre (prendere in affitto); locare (dare in affitto); redimĕre (riscattare); licēre (essere messo in vendita); licēri (fare un'offerta all'asta per qualche cosa)[12]. Il complemento si rende sempre con l'ablativo tranne che con cinque aggettivi che richiedono il genitivo: tanti, tantidem, quanti, pluris, minoris.
Il complemento di abbondanza e privazioneIl complemento di abbondanza ed il complemento di privazione si rende con l'ablativo della cosa di cui si abbonda o si è privi. Si trova con vari verbi ed aggettivi, quali ad esempio: abundo (abbondo); careo (manco); compleo (riempio); cumulo (colmo); egeo (ho bisogno); fraudo (derubo); indigeo (ho bisogno); orbo (privo); privo (privo); repleo (riempio); spolio (spoglio); expers (privo); instructus (fornito); locŭples (ricco); onustus (ricco); orbus (privo); plenus (pieno); praeditus (fornito); refertus (pieno zeppo); replētus (pieno); uber (fertile).
Il complemento di esclusioneIl complemento di esclusione indica la persona o la cosa senza la quale si compie l'azione espressa dal verbo. Si traduce con sine e l'ablativo, con praeter (eccetto) e l'accusativo o con il participio exceptus (eccettuato) accordato in ablativo assoluto con il sostantivo.
Il complemento di distanzaIl complemento di distanza si esprime con i verbi absum, sono lontano e disto, sono distante, e si costruisce: - il termine da cui si determina la distanza si pone in accusativo o in genitivo dopo gli ablativi intervallo e spatio; - il luogo da cui si calcola la distanza si esprime con a, ab e l'ablativo, anche se si tratta di un nome proprio di città.
Sono da notare le seguenti espressioni: abesse septem, decem dierum iter [essere lontano sette, dieci giorni di cammino; letteralmente:"un cammino di sette, dieci giorni," ecc.]; ad tertium (quartum, quintum, ecc.) lapidem castra habuēre [si accamparono a tre, (quattro, cinque) miglia; propriamente: "alla terza pietra miliare"]. Il complemento di sostituzione o scambioIl complemento di sostituzione o scambio indica qualcosa o qualcuno che viene sostituito al posto di un altro. In latino si rende con pro e l'ablativo.
Il complemento di misuraIl complemento di misura sta ad indicare di quanto differiscono tra loro i due termini di confronto. Si rende con l'ablativo. La misura può essere indeterminata (biennio, triennio, decem annis, multis annis, dimidio, la metà, etc.) o determinata (multo, tanto, quanto, aliquanto, quo, di quanto, eo, di tanto, nihilo, di nulla).
Note
Bibliografia
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