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Papiro X di Leida

Papiro X di Leida

Il papiro X di Leida è un codice scritto su papiro in lingua greca alla fine del III o all'inizio del IV secolo,[1] probabilmente rinvenuto nel sito archeologico di Tebe,[2] anche se è possibile sia stato ritrovato altrove. È conservato presso il Rijksmuseum van Oudheden di Leida.

Questo papiro contiene alcuni antichi testi alchemici, soprattutto riguardo alla produzione di tinture e di leghe metalliche di aspetto simile all'oro e all'argento.[3]

Scoperta

Il papiro di Leida fu scoperto insieme al papiro di Stoccolma nel 1828 a Tebe. È stata avanzata in passato l'ipotesi che sia stato scritto dallo stesso scriba,[4] e a numerosi papiri magici greci, da Anastasi ad Alessandria.

Quando i papiri di Anastasi furono trasferiti presso la biblioteca dell'università di Leida, furono classificati sommariamente con una lettera a pedice: "papiro A", "papiro B". La prima pubblicazione che riguarda il papiro risale al 1843, ed i testi furono pubblicati da Leemans con una traduzione latina, nel 1885.[1][5]

Il papiro è correlato con alcuni papiri magici greci,[6], e con la Mappae clavicula.

Descrizione

Il papiro è un esempio di ricettario tecnico dell'antichità. Contiene alcune conoscenze tecniche artigianali, relative all'area egizia e mediorientale. Il contenuto potrebbe essere collegato con i manoscritti di Bolo di Mende e di Teofrasto di Eredi.

Alcuni ritengono che i procedimenti descritti siano come spesso succede più antichi del papiro. I procedimenti in effetti al tempo erano normalmente trasmessi oralmente dagli artigiani. È stata avanzata in particolare l'ipotesi che il testo sia collegato ad un trattato precedente, del I secolo: Physica et mystica, attribuibile allo Pseudo-Democrito.

Il papiro è in uno stato di conservazione relativamente buono ed è scritto in scrittura onciale, regolare (cioè senza corsivo). Non sono presenti legature. Il papiro quindi probabilmente proviene da una biblioteca, e non da un laboratorio.

Composizione

Il papiro contiene dieci fogli. Ogni foglio misura circa 30 cm x 34 cm. I fogli sono rilegati sul lato lungo, e ogni foglio ha due pagine. Sedici pagine sono scritte, e quattro pagine sono vuote. Le pagine scritte contengono ciascuna circa dalle 28 alle 47 righe.

Contenuto

Il papiro contiene circa 100 ricette tecniche antiche, e dieci passi estratti dal De materia medica di Dioscoride di Anazarbo.

Le ricette non hanno un ordine preciso: trattano la lavorazione dei metalli e delle leghe, dell'oro e dell'argento, degli inchiostri metallici (le ricette dalla 1 alla 88), e dei coloranti per stoffe (ricette dalla 89 alla 99).

Le ricette non sono dettagliate: probabilmente servivano solo da promemoria.

La presentazione è prettamente pratica. Contiene alcuni passi simbolici ed esoterici, talvolta collegabili alle dottrine alchemiche. Contiene anche alcuni procedimenti per creare leghe metalliche che somigliano all'oro e all'argento.

I procedimenti per imitare i materiali preziosi ha fatto pensare talvolta in passato che il papiro fosse destinato a falsari. È più probabile invece che si tratti di un testo di alchimia.

Il papiro è stato tradotto in italiano e ripubblicato nel 2004, da Adriano Caffaro e da Giuseppe Falanga.

Note

  1. ^ a b E.R.Caley, The Leyden Paprus X: An English Translation with Brief Notes, p.1149: "These two papyri have, however, upon the basis of unquestioned philological and paleographic evidence, been ascertained to have been written at about the end of the third century A.D. so that they are by far the earliest original historical evidence that we have in our possession concerning the nature and the extent of ancient chemical knowledge."
  2. ^ Massie, Keyser, Greek science of the Hellenistic era: a sourcebook, p.251
  3. ^ Raphael Patai, The Jewish Alchemists: A History and Source Book
  4. ^ Linden, The alchemy reader: from Hermes Trismegistus to Isaac Newton, p.46.
  5. ^ E.R.Caley, The Leyden Paprus X: An English Translation with Brief Notes, p.1150: "From the chemical point of view the most interesting of the papyri then translated into Latin was the one now known as the Leyden Papyrus X..."
  6. ^ Long, Openness, secrecy, authorship: technical arts and the culture of knowledge, p.262: "For the relationships between the chemical papyri and the Greek Magical Papyri see Fowden, Egyptian Hermes, 168-72."

Bibliografia

  • A. Caffaro e G. Falanga, Il papiro di Leida. Un documento di tecnica artistica e artigianale del IV secolo d.C., Salerno, Edizioni Arci Postiglione, 2004.
  • Earle Radcliffe Caley: The Leyden papyrus X: an English translation with brief notes. In: Journal of Chemical Education Vol. 3, No. 10 (ottobre 1926), p. 1149-1166.
  • Robert Halleux: Papyrus de Leyden papyrus de Stockholm, fragments de recettes. Texte établi et traduction. Les Belles Lettres, Parigi 1981 (Les alchimistes grecs, 1), ISBN 2-251-00003-8.
  • Robert Halleux, Les alchimistes grecs, tome I, Papyrus de Leide. Papyrus de Stockholm. Fragments de recettes, Paris, Les Belles Lettres, 1981. (testo greco con traduzione francese e commento).
  • Leslie Bernard Hunt: The Oldest Metallurgical Handbook: Recipes of a Fourth Century Goldsmith. In: Gold Bulletin 9 (1976), S. 24-31
  • Conrad Leemans: Papyri graeci Musei antiquarii publici Lugduni-Batavi, vol. 2, Leida 1885, p. 199 f.
  • C. Raub: How to coat objects with gold - Pliny, Leyden Papyrus X, Mappae Clavicula and Theophilus seen with a modern chemist's eyes. In: Christiane Eluère (Hrsg.), Outils et ateliers d'orfèvres des temps ancien, Société des Amis du Musée des Antiquités Nationales et du Château de Saint-Germain-en-Laye, Saint-Germain-en-Laye 1993 (Antiquités nationales mémoire, 2), S. 101-110
  • C.G. Romano, I colori e le arti dei romani e la compilazione pseudo-eracliana, Bologna, Il Mulino, 1996.
  • Arie Wallert: Alchemy and medieval art technology. In: Zweder R. von Martels (Hrsg.), Alchemy Revisited: Proceedings of the International Conference on the History of Alchemy at the University of Groningen 17–19 April 1989, Brill, Leida [u.a.] 1990 (Collection de travaux de l'Académie Internationale d'Histoire des Sciences, 33), ISBN 90-04-09287-0, S. 154-161

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