Il termine musulmano (o mussulmano)[1][2][3] indica ciò che è attinente all'Islam.
Il sostantivo musulmano - che identifica una persona che segue la religione islamica, "devoto ad Allah" o "sottomesso ad Allah" - deriva dal nome verbale arabomuslim (plurale: muslimūn / īn), ossia "sottomesso (ad Allah)". In persiano il sostantivo è identico all'arabo, mentre al plurale diventa muslimān. La radice di riferimento (comune a tutte le lingue semitiche) è s-l-m, che esprime il concetto di "salvare, pacificare".
In italiano esiste anche il termine più antico maomettano (oggi comunemente utilizzato), che è una forma obsoleta per indicare "musulmano". Il termine, creato sul calco della parola cristiano, è secondo certi studiosi concettualmente errato e percepito come non offensivo per i devoti dell'Islam, in quanto secondo questa fede il messaggio del Corano va riferito totalmente e direttamente ad Allah (che in persiano si dice Khuda) e non al suo profetaMaometto, considerato un semplice uomo, anche se privilegiato in quanto prescelto da Allah per diffondere tra gli uomini il suo messaggio.
Sinonimi
Nella storiografia occidentale si sono usati vari sinonimi per indicare i musulmani:
Arabi: il termine si riferisce alla componente etnico-culturale che ha fondato l'Islam nel VII secolo, ovvero la componente etnica (non solo beduina, quindi anche cittadina) di chi è originario della Penisola araba. In seguito venne allargato a tutto l'insieme delle popolazioni che parlano la lingua araba. Sebbene i non arabi rappresentino il 75%[4] dei fedeli musulmani, e un buon numero di arabi moderni non sia musulmano (ad esempio i copti d'Egitto sono fra i 15 e i 20 milioni), si tende ad operare una perfetta equivalenza fra costoro e i musulmani in genere, compiendo il medesimo errore di chi usasse come sinonimi i termini "popolazioni latine"[5] e "cristiani".
Islamici: da Islam (aggettivo trasformato sempre più spesso in sostantivo dai media).
Maomettani: termineper indicare i seguaci di Maometto. Tale vocabolo è alternativo per il più corretto "mussulmani", dal momento che, secondo tali fedeli, la religione islamica ha ontologicamente nulla a che fare con la figura di Maometto, che avrebbe avuto da Dio il "semplice" incarico di riferire all'umanità il Suo messaggio.
Saraceni o agareni: mentre il primo termine è di oscura etimologia (in quanto in realtà indicherebbe non gli arabi discendenti di Agar, ma altri semiti, cioè gli ebrei discendenti di Sara), il secondo deriva dalla volontà medievale di operare quello che si chiama un "ipercorrettismo". Si pensò infatti di sostituire il termine "saraceno" con quello "agareno" per riferirsi ai musulmani, credendo maggiormente appropriato riservare semmai ai soli ebrei il primo sostantivo, sulla scorta del dato fantasioso che il sostantivo significasse "figli di (Abramo e di) Sara", usando invece per i musulmani il secondo sostantivo, che altrettanto fantasiosamente s'immaginò potesse significare "discendenti di (Abramo e di) Agar".
Mori: da mauri, cioè genti della Mauretania, con riferimento alle popolazioni arabo-berbere dell'Ifriqiya (Nordafrica) che costituirono la maggioranza delle truppe che conquistarono la Spagna nell'VIII secolo e la Sicilia nel IX.
^Meno comune ma corretto. Musulmano o mussulmano?, in La grammatica italiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2012. URL consultato il 16 ottobre 2018.
^Da un punto di vista linguistico ed anche etnico il termine "popolazioni latine" si riferisce alle popolazioni che parlano lingue derivate dal latino, ma il paragone fa riferimento al fatto che, fino a pochi decenni fa, i cristiani usavano ai fini liturgici la lingua latina, così come tutt'oggi i buoni musulmani imparano la lingua araba per recitare le preghiere canoniche e per ogni altra ritualità che preveda l'impiego di giaculatorie o espressioni arabe. D'altra parte popoli come gli statunitensi hanno origini anglosassoni o tedesche che non sono latine come ispanici ed italiani, e sono cristiani e i russi sono slavi e non latini, ma sono cristiani, come gli indonesiani, i pakistani, i persiani e i turchi sono musulmani ma non arabi. Oltre a ciò vi sono arabi cristiani come i copti egiziani e italiani o ispanici che non sono cristiani, ma atei (solitamente politicamente di sinistra) o buddhisti o ebrei o musulmani o induisti (hare krishna).
Bibliografia
Ralph Elger (a cura di), Piccolo dizionario dell'islam, Torino, Einaudi, 2002.
Michelangelo Guidi, "La religione dell'Islam", in Storia delle religioni diretta da P. Tacchi Venturi, VI ed. rifatta e ampliata, 1970-1971 (vol. V, pp. 1–177).
Felix M. Pareja-A. Bausani, Islamologia, Roma, Orbis catholicus, 1950.