I 100 metri piani sono una specialità sia maschile sia femminile dell'atletica leggera; sono una disciplina di velocità pura e fanno parte del programma olimpico sin dalla prima edizione del 1896 (1928 per quanto riguarda le donne).
È la più breve gara outdoor dell'atletica leggera e la più veloce: gli atleti corrono su una pista rettilinea lungo una distanza di 100 m con partenza dai blocchi.
È una specialità che si basa sul sistema anaerobico alattacido e soprattutto su esplosività ed elasticità, caratteristiche fondamentali per ottenere eccellenti prestazioni.
Caratteristiche
Partenza
I concorrenti si posizionano sui cosiddetti blocchi di partenza. Lo starter dà prima il segnale vocale di imminenza dalla partenza ed in seguito spara un colpo in aria. In caso di falsa partenza, che si verifica se un atleta si muova prima dello sparo, egli viene immediatamente squalificato. Tale regola è in vigore dal 1º gennaio 2010.[1]
Falsa partenza
Dicesi falsa partenza quando un atleta si muove prima di 0,100 secondi dallo sparo. Il tempo è registrato da rilevatori posizionati dietro i blocchi di partenza che individuano il momento in cui l'atleta solleva il peso dai blocchi.
In una qualsiasi competizione di velocità, dal 2010, il concorrente o più che compiono la falsa partenza sono squalificati. Precedentemente, invece, chi commetteva la seconda falsa partenza era squalificato (anche se non colpevole della prima). Fino al 2001 veniva invece squalificato chi, dopo aver commesso una falsa partenza, ne commetteva personalmente una seconda.
Ha suscitato molto scandalo Jon Drummond, durante i Mondiali di Parigi Saint-Denis 2003, quando, in un quarto di finale dei 100 m è stato accusato di falsa partenza. Questi ha ripetuto di non essersi mosso e, nelle proteste, con il sostegno del pubblico, si è sdraiato nella corsia della pista rifiutandosi di essere eliminato dalla competizione, affermando di non aver commesso falsa partenza, nonostante il rilevatore segnalasse che fosse partito 0,058 secondi dopo lo sparo. Dopo un'ora di proteste, ha abbandonato la pista in lacrime. Dai successivi replay si capisce che Drummond aveva effettivamente ragione, anzi, tra i concorrenti era anche quello partito più tardi; la sua colpa era quella di aver alzato leggermente la punta del piede dai blocchi prima della partenza.
La corsa
I concorrenti si alzano dai blocchi con tempi di reazione rapidissimi e corrono verso il traguardo. Essendo la distanza più breve dell'atletica outdoor i tempi di percorrenza sono brevissimi, circa di 10 secondi. Frequentemente per conoscere il vincitore è necessario visionare il cosiddetto fotofinish. Il tempo viene rilevato all'esatto momento del superamento della linea d'arrivo con il torso.
Gli anni trenta vedono la prepotente entrata in scena degli atleti afroamericani: prima le "frecce nere" Tolan e Metcalfe, poi l'immenso Jesse Owens. Eddie Tolan, detto "l'espresso di mezzanotte", è il primo atleta di colore a stabilire il primato mondiale a 10"3. Ai Giochi olimpici di Los Angeles del 1932 batte Metcalfe per due centimetri e mezzo; quest'ultimo si prenderà successivamente la rivincita eguagliando il record mondiale.
Il 25 maggio 1935, durante un meeting universitario ad Ann Arbor, Jesse Owens scrive una delle pagine più memorabili della storia dell'atletica, in quello che verrà ricordato come "il giorno dei giorni"; Owens riesce a vincere quattro gare in quarantacinque minuti, e battendo ben tre primati mondiali. Tra tutti spicca l'8,13 m realizzato nel salto in lungo, che resisterà 25 anni. La seconda grande impresa Owens la compie nel giugno del 1936, portando il record mondiale a 10"2.
Ai Giochi olimpici di Londra del 1948, ancora un nero in primo piano e ancora un verdetto contrastato: quello che vede il sorprendente successo dell'ostacolista Dillard su Ewell, che dopo il traguardo esulta a lungo, convinto della vittoria; sarà invece secondo.
I bianchi torneranno a vincere nel 1952, ad Helsinki, con Lindy Remigino, e nel 1956 con Bobby Joe Morrow, che a Melbourne si aggiudicherà sia i 100 che i 200 metri piani. Anche se i bianchi vincono, i neri battono i record: sempre nel '56, Williams, Murchison e King portano il primato della distanza più breve a 10"1.
Comincia la corsa al muro dei 10 secondi netti. Il primo che riuscirà nell'impresa sarà un bianco ma non uno statunitense: il 6 settembre 1958 il tedesco Armin Hary raggiunge lo storico risultato, ma il tempo non viene omologato perché la pista di Friedrichshafen è leggermente in discesa.
Si arriva così al 1960, l'anno dei Giochi olimpici di Roma. Hary ripete l'impresa al meeting di Zurigo, due mesi prima dei Giochi, ma stavolta è lo starter che dice di aver sbagliato: avrebbe dovuto segnalare una partenza falsa perché il tedesco è partito in anticipo. Hary lo ammette ma chiede e ottiene di poter riprovare dopo mezz'ora. Risultato: ancora 10 secondi.
Polemiche a non finire. Gli scettici sostengono che gli starter di Zurigo sono famosi per la loro magnanimità: con le loro partenze "lanciate" (caratterizzate da una minima pausa tra il "pronti" e lo sparo, e dunque prevedibili) favorirebbero i risultati di prestigio, a tutto vantaggio del prestigio del meeting. Fatto sta che, due mesi dopo, il tedesco mette tutti a tacere vincendo l'Olimpiade di Roma.
A Tokyo 1964, la medaglia d'oro dei 100 m va a Bob Hayes con un 10"06 che, in quanto automatico, viene considerato inferiore al tempo manuale di Hary.
I primi a scendere ufficialmente sotto i 10 secondi - sia pur ancora manuali - sono Jim Hines, Ronnie Ray Smith e Charles Greene, che corrono tutti e tre in 9"9 a Sacramento, durante i campionati statunitensi del 1968. Ma è ai Giochi olimpici di Città del Messico che, grazie anche all'altitudine e al tartan, il nuovo materiale sintetico usato per le piste, il primato viene fissato da Hines in un 9"95 automatico.
Per trovare degli sprinter bianchi di grande valore bisogna ricorrere all'immenso vivaio sovietico, dal quale spunta Valerij Borzov, che a Monaco di Baviera 1972 realizza una doppietta su 100 e 200 m, favorito anche dal fatto che gli statunitensi Hart e Robinson, capaci di un 9"9 manuale, non si sono presentati in tempo ai quarti di finale, avendo sbagliato orario.
Gli anni ottanta verranno segnati da una nuova stella che è intanto spuntata negli Stati Uniti: Carl Lewis. L'unico che riuscirà a mettere in dubbio la sua supremazia sarà il canadese Ben Johnson, che lo batterà più volte negli ultimi anni del decennio, ai Mondiali di Roma 1987 e ai Giochi olimpici di Seul 1988. In entrambe le occasioni, Johnson disintegrerà il primato mondiale dei 100 m, scendendo prima a 9"83 a Roma e poi addirittura a 9"79 a Seul. Tutto inutile, perché proprio ai Giochi di Seul Johnson risulterà positivo al test antidoping e, dopo aver riconosciuto di aver sempre usato sostanze proibite, si vedrà cancellare dagli albi d'oro anche i risultati di Roma. Il primato dei 100 m tornerà dunque a Lewis, con il 9"92 di Seul, poi portato a 9"86 dallo stesso Lewis ai Mondiali di Tokyo 1991.
Prima che si concluda l'era Lewis, il primato dei 100 m scende ancora: Leroy Burrell lo porta a 9"85 nel 1994, mentre ai Giochi olimpici di Atlanta 1996 il canadese Donovan Bailey scende a 9"84. Dopo di lui ci sarà il 9"79 dello statunitense Maurice Greene, che vince l'oro ai Giochi di Sydney 2000. Nel 2005 inizia il dominio giamaicano, con il 9"77 di Asafa Powell ad Atene, tempo che lui stesso correrà in altre due occasioni nel 2006, prima di fissarlo a 9"74 il 9 settembre 2007 a Rieti.
Nel 2008, il giamaicano Usain Bolt migliora di due centesimi il primato mondiale correndo in 9"72 a New York e qualche mese dopo, in occasione della finale dei Giochi olimpici di Pechino, abbassa ulteriormente il record portandolo a 9"69. L'anno seguente, durante la finale dei Mondiali di Berlino, Bolt migliora per la terza volta il record mondiale della specialità tagliando il traguardo in 9"58, record ancora oggi imbattuto.
Il record mondiale maschile appartiene al giamaicanoUsain Bolt con il tempo di 9"58, stabilito ai campionati del mondo di Berlino 2009. Il record femminile spetta invece alla statunitense Florence Griffith-Joyner con 10"49, tempo fatto registrare ai trials statunitensi del 1988. Nella colonna del tempo, tra parentesi, è riportata la velocità del vento durante la gara.
: record mondiale : record olimpico : record africano : record asiatico : record europeo : record nord-centroamericano e caraibico : record oceaniano : record sudamericano : record italiano
Nei 100 m maschili un atleta in grado di rompere il muro dei 10 secondi ottiene grande prestigio a livello mondiale; attualmente sono stati 189 gli atleti capaci di correre la distanza sotto questa barriera.
La tabella sottostante indica la prima volta che ogni atleta è sceso sotto la barriera dei 10 secondi.
^(EN) Yohan Blake, su worldathletics.org. URL consultato il 27 febbraio 2021.
^(EN) Pierre Jean Vazel, Lemaitre - 9.98sec, su worldathletics.org, 9 luglio 2010. URL consultato il 10 luglio 2010.
^(EN) 100 Metres 2nd Race Results, su diamondleague-zurich.com, 19 agosto 2010. URL consultato il 19 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 21 agosto 2010).
^ab(EN) Results - 100m Men - Heat 2, su rietimeeting.com, 29 agosto 2010. URL consultato il 30 agosto 2010 (archiviato dall'url originale il 15 luglio 2011).
^(EN) 100 Metres Dash Results, su directathletics.com, 16 aprile 2011. URL consultato il 18 aprile 2011.
^(EN) 100 Metres Dash Results, su flashresults.com, 23 aprile 2011. URL consultato il 24 aprile 2011.
^(EN) Keston Bledman blazes to 9.93, su trackalerts.com, 4 giugno 2011. URL consultato il 7 giugno 2011 (archiviato dall'url originale il 5 giugno 2011).
Legenda: Specialità incluse nel programma olimpico · † Specialità non più olimpiche · Specialità incluse esclusivamente nel programma paralimpico Specialità esclusivamente indoor ·Specialità sia indoor che outdoor (corsivo grassetto) ·Specialità esclusivamente outdoor (solo grassetto)